Così tra una cosa e l’altra, un anno dopo l’altro, The Cheese Storyteller compie 10 anni.
Per certi versi non ne ho la percezione, si sa il tempo passa in fretta quando ci si diverte. Ma se invece penso al contesto in cui opero, di cose che sono visibilmente cambiate ce ne sono tante. Basta pensare a quanto mi ci voleva all’epoca degli inizi a far capire a ogni nuova persona in cosa consistesse il mio lavoro: allora il concetto di storytelling era poco comune e necessitava di spiegazioni esaustive.
Oggi quando dico che per professione racconto il formaggio, pur trovandolo bizzarro, la maggior parte delle persone intuisce senza difficoltà di cosa si tratta.
Sui social, un profilo dopo l’altro, produttori, negozianti, affinatori e appassionati hanno dato vita una vera e propria community di respiro internazionale legata al formaggio.
Certo c’è ancora molto lavoro da fare nell’ambito della divulgazione della cultura casearia, ma rispetto a 10 anni fa, quando mi sentivo una goccia nell’oceano, oggi mi trovo in buona compagnia ed è una bella sensazione.
Parlare di formaggio per me ha molti significati
Partendo da un cibo geniale a livello sensoriale e gustativo, dalle infinite varianti e varietà, specchio di paesaggi e di culture locali identitarie posso andare lontano.
Posso ragionare di sistemi agricoli e di filiere, di ambiente, di etica e di diritti umani. Di sostenibilità nel suo senso più ampio e di rispetto. Parlare di formaggio mi consente di impegnarmi politicamente, sempre nel suo senso più ampio, con leggerezza.
Il formaggio mi permette di portare con me le persone nella concretezza della produzione contemporanea del cibo, di mostrare loro la varietà e complessità delle scelte produttive e non da ultimo di renderle consapevoli della loro posizione strategica nella determinazione del cambiamento. Di quell’inversione di tendenza tanto necessaria nell’ambito delle produzioni alimentari, che vada nella direzione della salubrità del cibo, del rispetto di animali e terreni e non della sola logica di profitto a scapito del resto.
Ognuno di noi, con consapevolezza, ha la facoltà di scegliere cosa acquistare. E il mercato ha lo straordinario potere di orientare le produzioni.
Semplicemente domandando trasparenza tutti noi possiamo essere innesco di una grande rivoluzione.
Ecco perché raccontare il formaggio per me non è solo un lavoro, è una causa che mi anima.
In 10 anni sono cambiate tante cose, ma a quanto pare l’idealismo e la voglia di fare la mia parte sono rimasti intatti.