Oggi compio 45 anni. Da bambina avevo la fermissima convinzione di dover fare qualcosa per migliorare il mondo, che negli anni ’80 mi appariva già terribilmente iniquo. Le questioni ambientali venivano trattate dagli adulti come qualcosa di irrilevante, mentre altri bambini in luoghi lontani morivano di fame a causa di guerre incomprensibili. Prima della fine delle elementari ero un’europeista convinta: mi sembrava meraviglioso che persone che parlavano lingue diverse si sedessero in cerchio a discutere di temi comuni.
Da adulta, mi sono trovata a prendere decisioni del tutto imprevedibili che mi hanno fatto atterrare nel mondo della produzione del cibo, un mondo dove ogni cosa si riduce all’essenziale e dove ogni scelta si traduce inevitabilmente in un atto politico. Un mondo chiuso e inaccessibile alla maggioranza di chi si nutre, un mondo che non si rivela tanto facilmente e che a lungo non ha saputo mettersi in discussione.
Raccontare di formaggio è il mio modo di condividere quel che ho imparato per aiutare le persone a scegliere con consapevolezza di cosa nutrirsi, con l’intenzione di sostenere chi produce in maniera rispettosa.
È il modo che ho trovato per dare senso alle mie ore di lavoro e per assecondare quell’innata propensione a schierarmi dalla parte di chi è resiliente. Sono cosciente di quanto sia un privilegio poterlo fare, appartenendo e rivolgendomi a quella parte di mondo che non ha fame.
Ad ogni modo e al di là di ogni buona intenzione, è evidente che i miei 45 anni di vita siano capitati almeno in parte nella fase discendente di quel moto ondivago che è la storia. Da qualche anno a questa parte ho la vivida impressione di vivere in una sorta di medioevo dorato, dove sembra che la legge del più forte sia l’unica in grado di regnare, a scapito dei diritti civili e addirittura umani. Un disastro. Il tutto avvolto in un soffocante sentimento di impotente frustrazione.
Ma ecco che qualche giorno fa qualcosa è cambiato. Milioni di persone di ogni età, provenienza e condizione sociale hanno detto pacificamente di averne abbastanza, di non poter sopportare oltre. Altre hanno messo a repentaglio la loro vita per rompere l’assedio e tentare di fermare il genocidio.
Ringrazio di cuore ognuno di loro per questo meraviglioso regalo di compleanno.
Mi hanno permesso di vedere coi miei occhi che non tutto è perduto, che ognuno con le sue proprie capacità può sempre fare la differenza. Che buona parte dell’umanità è ancora umana.
Grazie.