Ci sono angoli di assoluta bellezza dove meno te lo aspetti.
In un frammento di autostrada che collega il Piemonte al mare, ad esempio.
Ne avevo sentito molto parlare, ma non mi ero mai fermata prima all’Autobar Marenco.
Fortunatamente è capitato giusto all’ora di pranzo di un lunedì estivo che prometteva temporali.
Come prevedibile il parcheggio era piuttosto affollato, ma tra un’auto e l’altra si intravedevano comunque elementi insoliti nelle aiuole. Arte contemporanea in una stazione di servizio.
Ho aperto lo sportello tra aspettative e curiosità, mentre le prime gocce di pioggia profumavano l’aria di dolcezza e macchia mediterranea.
Davanti a me un dehor ombreggiato in legno e riccioli di ferro battuto a formare tavolini e sedie, il tutto avvolto da fiori colorati e piante rigogliose.
Il giardino di nonna. Quiete, silenzio, relax.
Incredibile come a volte il cervello possa ingannare le percezioni.

Entro in realtà in un luogo affollato con una coda da fare.
Come prima cosa era fondamentale aggirare il cordone umano e consultare la vetrina dei panini. Meraviglia di vassoi colmi.
Protagonista assoluto il companatico, esposto in bella mostra a esibire abbinamenti ricercati. Le mie aspettative già elevate non ambivano a tanto.
Dopo qualche istante di smarrimento i miei occhi lo incrociano e la scelta si fa definita.
Lamelle bianche con venature marmoree verdi.
Accanto, un cartellino scritto a mano recitava: “Verzin di capra di Beppino Occelli”.
Non c’è competizione d’avanti a un panino di blu di capra.
Molto apprezzata anche l’indicazione sul produttore, cosa rarissima persino tra i ristoratori più attenti.
Un’attesa brevissima e tra le mie mani uno scrigno di pane leggermente intiepidito racchiudeva una generosa porzione di Verzin, che al primo morso si è rivelato in tutta la sua cremosità, unico e solo protagonista istrionico.

Sapidità e dolcezza, frutta secca e latte, note animali e fungo.
Piccantezza intensa e persistente.
Pioggia fitta e scrosciante, aria ossigenata e frizzante. Profumo di capra, di estate, di mare e di montagna. Luce surreale, come in un dipinto di Dalì.
Scompiglio di persone che abbandonano in fretta i tavolini del dehor e risate.
Con me c’era la mia famiglia e posso chiaramente identificare quell’insieme di istanti e sensazioni come un momento di felicità.
Anche la felicità a volte la trovi dove meno te l’aspetti.