di Maria Cristina Crucitti
Pubblicato su I Piaceri del Gusto – luglio 2025
Quando si viaggia, consumare cibo locale è senza dubbio una modalità immediata e di grande efficacia per entrare in contatto con la cultura di un luogo. Ancora di più lo è visitare i luoghi di produzione, dove agricoltori e artigiani esprimono nelle loro creazioni saperi e valori del territorio. In ambito caseario, nel nostro paese la distribuzione di aziende produttrici e di stagionature è capillare: ovunque nello stivale, anche nelle aree più difficili da raggiungere, sono presenti caseifici con innumerevoli varietà di formaggi e latticini che raccontano storie antiche o recenti di paesaggi e comunità.
Si può dire che i produttori di formaggio, più o meno consapevolmente, siano vere e proprie sentinelle di cultura locale: attori protagonisti dei territori che abitano, sono componente attiva del tessuto sociale e custodi di conoscenze e del saper fare. Interlocutori ideali per chi viaggia con l’animo di esploratore e una certa inclinazione per la gastronomia.
Ecco che il formaggio diventa un gustoso pretesto, un anello di congiunzione nel quale due mondi si incontrano e si prendono qualche ora di tempo per conoscersi meglio.
Se ben progettato e rispettoso, il turismo caseario fa bene a tutti.
Negli ultimi anni, per i piccoli produttori vivere della sola vendita di formaggio è diventato sempre più difficile a causa dell’aumento di oneri e costi aziendali e l’apertura all’accoglienza di visitatori può rivelarsi una risorsa, rendendo l’azienda multifunzionale e introducendo nuove voci di fatturato. Non da ultimo, il turismo si traduce nell’occasione per chi produce di mostrare da vicino e far comprendere il valore aggiunto del proprio lavoro ad esempio in termini di sostenibilità, tutela del territorio, benessere animale e qualità del latte.
Scegliere di visitare un’azienda casearia non è quindi soltanto questione di fruizione, significa anche scegliere di sostenere il ruolo di custode che queste realtà svolgono sul loro territorio, a volte di vero e proprio presidio delle aree interne soggette a spopolamento.
Ovunque ci si trovi, in vacanza o solo per il tempo di una gita fuori porta, facendo turismo caseario è possibile immergersi in un altra dimensione tra vita rurale, trasformazione del latte in formaggi e stagionatura. Per chi è in zone costiere basterà volgere lo sguardo verso l’entroterra, chi opta per la montagna non avrà che l’imbarazzo della scelta tra malghe, alpeggi o i pascoli dell’Appennino.
Ma attenzione: nonostante il turismo caseario sia un fenomeno in crescita, non tutti i produttori sono attrezzati e organizzati all’accoglienza con attività strutturate. Meglio sincerarsene e prenotare con qualche giorno di anticipo.