Sono sempre stata incuriosita dalla geografia.
Certo, a scuola a volte si riduceva a un’elenco di nomi e superfici mettendo a dura prova la curiosità, ma superato questo ostacolo la geografia offre ottimi spunti per leggere l’umanità.

Ad esempio, sono convinta che la mia professione ne sia strettamente collegata.

Se guardo fuori dalla finestra, oltre i tetti di Bra, il mio sguardo sorvola campagne pianeggianti fino a incontrare cime irte e innevate.
Se poi mi volto appena un po’, trovo colline verdi e morbide. 

Ad ognuno di questi paesaggi corrisponde una differente tipologia di insediamento di persone, un modo differente di fare agricoltura, percorsi storici differenti, linguaggi, ingredienti e cucine. Culture locali differenti.

Il mio sguardo non ha percorso più di 50 km. 

E non è tutto. Ai paesaggi variegati, in questa zona di Piemonte, si aggiunge il fatto  che la popolazione tenda da sempre a distribuirsi in modo alquanto capillare sul territorio, senza grossi agglomerati urbani, eccezione fatta per Torino chiaramente (sempre compresa nei 50 km). 
Questa distribuzione di persone ha effetti anche sul mondo rurale dei dintorni. Cioè, in questa zona difficilmente troveremo tracce dei grandi latifondi del passato. Piuttosto, moltissime aziende agricole di piccole e medie dimensioni frammentano il territorio, dando luogo a un’incredibile varietà di produzioni agricole.

Ed eccoci al punto. 

L’ispirazione per diventare Cantastorie di Formaggi arriva proprio dal territorio nel quale sono immersa. 

Nei 50 km di raggio intorno a Bra, esiste una varietà di tipologie di formaggi davvero notevole, e probabilmente non le conosco nemmeno tutte.

Non resisto alla tentazione di provare ad abbozzarne un elenco, giusto per dare un’idea quantitativa al concetto di “notevole”, ma sono subito in difficoltà: di formaggi con una denominazione riconosciuta ne conto circa una cinquantina. Se considero poi anche le diverse tipologie prodotte dall’iniziativa dei singoli produttori, il numero aumenta in modo esponenziale e comprende lavorazioni di tutte e 4 le tipologie di latte utilizzate in Italia (vacca, capra, pecora, bufala).

Quello che più mi affascina è che attraverso queste geografie di formaggi è possibile esplorare le mille sfumature di un territorio e della cultura locale, come un’esperienza da vivere sulla pelle, vividamente, con l’uso dei 5 sensi.
Adoro condividere tutto questo, è indubbiamente la parte più bella del mio lavoro.

La bellezza dei paesaggi che si irradiano intorno alla scrivania da cui scrivo è ormai universalmente riconosciuta e chi arriva da ogni parte del mondo per vederla sa anche di essere in uno scrigno dell’enogastronomia.
Vino e Tartufo d’Alba risuonano altisonanti tra queste colline, come un gustoso vessillo.
Quello che propongo è un itinerario più nascosto, quasi segreto, che parla di vita rurale, quotidianità e del più grande patrimonio che ogni territorio possa avere: la sua cultura vivente. E certamente… anche di formaggio!

Affinità

Sono convinta che per far vivere esperienze coinvolgenti e piacevoli in tutto e per tutto a chi sceglie di venire fin qui, sia fondamentale fare rete tra chi si occupa di ricettività. Certo, è altrettanto fondamentale trovare affinità di filosofia e intenti nelle collaborazioni.
Solitamente bastano poche battute, lo capisci fin da subito quando questa affinità l’hai trovata ed è una gran bella sensazione. 

Una di queste belle persone/collaborazioni si chiama Claudia con il suo progetto Slowdays: un micro tour operator locale, dalla grande sensibilità per il benessere dei suoi ospiti.  Si Comincia!


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