Ed eccoci nel bel mezzo di una crisi mondiale che riguarda tutti, in quanto esseri umani dotati di un organismo.
Un evento prevedibile, ma non previsto che nel giro di pochi giorni è riuscito a stravolgere le abitudini di gran parte dell’umanità.
Con l’adozione di misure di distanziamento sociale e la chiusura di moltissime attività lavorative abbiamo anche assistito fin da subito a un massiccio riversamento di contenuti di ogni tipo su web e social, in virtù di una sorta di horror vacui di attività giornaliere e forse anche del timore di essere in qualche modo “dimenticati”.
Personalmente, per settimane sono stata troppo impegnata a sentirmi infastidita dalla mia incapacità di leggere quel che stava accadendo e dall’impossibilità di formulare ipotesi sensate sul futuro.
Finalmente pian piano qualcosa comincia a delinearsi, seppure a un orizzonte ancora nebbioso.
E mi è anche venuta voglia di condividere i miei pensieri.
Breve cronistoria della mia quarantena.
[Ad oggi posso raccontare da una posizione di assoluto privilegio: tutte le persone a cui voglio bene sono sane, ho un tetto sulla testa, non sono esposta a rischi di alcun tipo e posso godermi un tempo inaspettato con la mia famiglia]
Tanto per cominciare, mi sono ritrovata fin da subito senza lavoro.
È stato come sbattere con la faccia contro un muro, come se camminando per strada si fosse materializzata dal nulla una parete.
Sono una libera professionista che opera nell’ambito della formazione e del turismo e ci è voluto davvero poco per vedere (ovviamente e inesorabilmente) cancellata l’intera stagione.
Ricordo chiaramente di aver subito pensato: “avessi le capre potrei fare formaggi più grandi da stagionare…”
Le capre non le ho più, ma le mie giornate sono ugualmente rimaste frenetiche, senza un momento di tempo libero fino a tarda sera.
Chiunque abbia bambini in età prescolare sa esattamente di cosa parlo.
Non esco di casa dall’inizio di marzo, vivo in un piccolo comune che è riuscito a organizzare un efficiente servizio di spesa a domicilio e amici casari che consegnano a casa.
Faccio biscotti, tagliatelle, gnocchi, pane e brioches. Manicaretti di vario tipo e sperimentazioni culinarie. E poi anche il formaggio.
Costruisco casette con cuscini e coperte e piste per trenini, leggo libri illustrati e gioco alle costruzioni.
Il giardino non è mai stato tanto in ordine e non mancano giochi col fango, le bocce e tutto quello che la fantasia suggerisce.
Sono riuscita anche a pensare però.
E riflettendo, ho cominciato a immaginare una serie di “piani B”, per poter affrontare i prossimi mesi. Brain-storming di ipotesi.
Non mi aspetto di ricevere ospiti fino a che la scienza non avrà trovato un vaccino o almeno una cura efficace al COVID-19, per cui largo alla creatività!
Ormai sono un’esperta in “Piani B”!
Il fatto di avere un vissuto non proprio lineare e tranquillo si sta rivelando una risorsa nel mezzo di questo disastro.
Ho dovuto reinventare, riadattare, modificare e rivoluzionare ormai così tante volte, che la mia mente comincia immediatamente a elaborare “piani B” di default.
Sempre con lo sguardo al mondo agricolo
Vagando col pensiero mi sono anche resa conto di vivere in qualche modo in 2 ambiti paralleli che si intersecano continuamente.
Da un lato c’è la mia vita da professionista e cantastorie, mentre dall’altro mi scopro spesso a mettermi ancora nei panni di Casara Agricola.
In costante contatto con amici e conoscenti che continuano con tutte le difficoltà del caso a svolgere questo lavoro, non posso fare a meno di far correre la mente in cerca di soluzioni per trasformare le difficoltà in occasioni.
Le persone sono state obbligate a cambiare le loro abitudini da un giorno all’altro, incluso il modo di fare la spesa. Hanno più tempo per informarsi e “scegliere”.
Una grande occasione per i piccoli produttori che sapranno riorganizzarsi in fretta.
Chi riuscirà a fornire un servizio tale da consentire acquisti in comodità, con un sistema efficiente di ordini, spedizioni e consegne a domicilio avrà fatto centro, anche e soprattutto in un ottica di lungo periodo.
Magari attraverso una bella rete di collaborazioni tra aziende agricole.
L’unione fa la forza, si sa.
Si tratta di una grande chance per spostare almeno un pochino l’asse dei consumi dal circuito industriale e della grande distribuzione verso le piccole produzioni all’insegna della qualità e della sostenibilità.
Piccoli gesti che fanno bene a tutti.
Non c’è nulla di facile
È chiaro che il momento non fa che sfornare difficoltà di ogni tipo. Non c’è nulla di facile o scontato a partire dai gesti più banali.
La salute però non può che avere la priorità su tutto il resto e non possiamo permetterci di manifestare insofferenza, nonostante tutte le problematiche logistiche ed economiche che ci tocca di affrontare.
Anche solo per rispetto. Per tutte le persone che si sono ammalate, che sono morte, per chi ci sta curando e per chi vuole rimanere sano.
Rabbia e agitazione fanno perdere lucidità, e in questa fase la lucidità è di vitale importanza.
Nel frattempo pare che sia arrivato il momento di passare alla FASE 2.
Devo dire che non mi sento particolarmente tranquilla al riguardo.
È vero che il marasma negli ospedali sembra passato, ma è altrettanto vero che ogni giorno si registrano ancora numerosi contagi.
Sarà necessario fare molta attenzione e per quanto possibile la cosa migliore da fare resta ancora rimanere a casa.
Nel mio piccolo, e con tempi piuttosto rilassati, sto mettendo a punto un paio di progetti che spero possano contribuire a passare meglio questo periodo di isolamento.
Penso a chi ama viaggiare, esplorare, incontrare. Penso a chi ama le esperienze vissute sulla pelle. Mi farò viva appena sarò pronta.
Ora torno a giocare, a sfornare biscotti e, nei ritagli di tempo, a lavorare ai “piani B”.